Descrizione Progetto

Premessa

Considero il sovescio una pratica molto importante e tutt’ora poco utilizzata in orticoltura. Uno dei limiti al suo sviluppo in questo settore è dovuto sicuramente alla necessità di estensioni rilevanti perché con 1-2 ha è difficile trovare spazio, ma non impossibile. Disponendo di superfici maggiori e pianificando le rotazioni in maniera corretta questa pratica può essere paragonabile se non superiore alla letamazione (non sempre realizzabile) in termini di unità fertilizzante ma a costi molto più contenuti. Dal mio punto di vista è interessante sviluppare ed utilizzare miscugli di sovesci per incrementare o stabilizzare la fertilità del suolo, correggere carenze, risolvere alcuni problemi come nel caso di funghi responsabili di marciumi, insetti terricoli dannosi o in presenza di nematodi.

Ricordiamoci che se lasciamo un terreno incolto per alcuni mesi, come ad esempio dopo aver completato la raccolta delle zucche a fine settembre fino a fine aprile in cui effettueremo i nuovi trapianti, stiamo perdendo l’opportunità di effettuare un sovescio con favino, avena e senape rigenerante per la fertilità del suolo.  È in queste occasioni che deve emergere la differenza fra un buon orticoltore biologico e uno convenzionale, non perdendo nessuna occasione per migliorare la fertilità dei nostri suoli, che ci ripagheranno con ricchi e sani raccolti senza l’uso di quella chimica considerata dai più indispensabile. Qui una guida fra le migliori che potrete trovare su questa pratica, realizzata grazie al contributo di anni di ricerca e sperimentazione di Andrea Locci, che mi ha fornito il materiale gratuitamente, comprese le preziose schede tecniche alla fine delle singole colture.

Il sovescio è una pratica agronomica che consiste nella semina di una coltura erbacea con  essenze in purezza o consociate, destinata ad essere totalmente interrata o trinciata, in funzione fertilizzante della coltura che la succede o dell’arboreto all’interno del quale è stato seminata.  Il sovescio consiste nella coltivazione di essenze, per lo più foraggere, che in prossimità della fioritura vengono trinciate, lasciate disidratare per qualche giorno e incorporate nei primi 25 cm di terreno. Così interrata, la massa viene subito attaccata da macro e microrganismi che la trasformano in parte in humus e in parte in elementi nutritivi prontamente utilizzabili (in particolare AZOTO) dalla coltura che seguirà. Più fibra contiene, maggiore sarà la resa in humus del sovescio.

Un sovescio costituito da leguminose (tutto o in miscuglio), grazie alla loro attività di azotofissazione, aumenta significativamente il contenuto in azoto del terreno; quando le essenze scelte hanno un apparato radicale molto profondo, queste arricchiscono gli strati superficiali del terreno con elementi nutritivi prelevati da quelli più profondi. Un altro esempio è rappresentato dalle graminacee che, interrate alla fioritura, essendo ricche di fibra, sposteranno la decomposizione più sulla formazione di humus che sulla cessione di principi nutritivi di pronto utilizzo, e potrebbero causare problemi di carenza di azoto nella coltura successiva. L’ideale sarebbe sfalciarle giovani o coltivate in miscugli con leguminose: le prime forniranno il carbonio (molta fibra) e le seconde forniranno l’azoto (proteine e  azotofissazione). In ogni caso, la dinamica di decomposizione e cessione di elementi nutritivi post-interramento varia in funzione della composizione chimica dei residui, del clima, della tessitura e della struttura del terreno.

sovescio

Il sovescio è quella pratica miglioratrice della fertilità del terreno per cui una coltura viene seminata per poi essere interrata una volta raggiunto un determinato stadio di sviluppo (es. la  fioritura)

Cosa si richiede ad un sovescio?

Rapidità di crescita, buona competizione con le malerbe, buona produzione di massa verde, rusticità e buona resistenza alla siccità (per quelli estivi).Il sovescio è di facile applicazione, dà grandi risultati, per l’influenza positiva sulle caratteristiche:

  • Chimiche: presenza di una buona dotazione di principi nutritivi e formazione nel tempo di sostanze umiche stabili
  • Fisiche: presenza di una buona struttura
  • Microbiologiche: presenza di una comunità numerosa e diversificata di micro e macro organismi

E’ in grado di produrre enormi quantità di Azoto a costi decisamente contenuti, rispetto all’equivalente acquistato sul mercato dei mezzi tecnici.

Funzioni del sovescio

L’interesse per questa pratica non è limitato alla funzione fertilizzante, certamente la più importante, ma si estende ai molteplici effetti che la copertura del suolo con la relativa scelta delle diverse essenze, hanno sulla protezione di suolo e falda, sulla stabilità della struttura, sul controllo delle infestanti e di alcuni parassiti. La tecnica del sovescio offre numerosi vantaggi all’agricoltore. Si tratta di aspetti tecnici, colturali, produttivi ed economici:

  • Azione fertilizzante:  Il sovescio di essenze appartenenti alla famiglia delle leguminose arricchisce in modo considerevole il terreno di azoto grazie alla presenza dei rizobi, batteri localizzati nell’apparato radicale capaci di convertire l’azoto presente nell’aria in una forma chimica assimilabile dalla pianta. Molte specie di leguminose che si usano nei sovesci (meliloto, trifoglio violetto) hanno un apparato radicale capace di esplorare molto in profondità e di mobilizzare ed assimilare composti del fosforo presenti in forme poco disponibili per le altre colture, ci sono anche specie di crucifere ( Colza, Senape, rafano) che per lo stesso motivo riescono a mobilizzare il potassio: di conseguenza aumenterà la quantità di questi elementi che verranno messi a disposizione tramite il sovescio.
  • Protezione del suolo: Quando la copertura del suolo coincide con i periodi di maggiore ed intensa piovosità, si ha una limitazione dei processi erosivi soprattutto nei terreni scoscesi. In alcune aree, all’erosione idrica si aggiunge l’erosione eolica che interessa anche terreni di pianura. Prevenire l’erosione è un’attenzione fondamentale, ancor più per l’agricoltura biologica che lavora per favorire l’accumulo di sostanza organica nei primi strati fertili di terreno.
  • Protezione della falda idrica: Tutte le colture di coperture sono anche considerate colture trappola cioè capaci di trattenere nitrati che altrimenti liscivierebbero in falda.  Nel caso della segale o dell’orzo si arriva a 70 kg ettaro di azoto trattenuto, per il Loietto 50 kg ha.
  • Contributo alla stabilità strutturale del terreno: La sostanza organica interrata e l’azione delle radici, giocano un ruolo importante nel mantenimento di una buona struttura del terreno. La grande massa di S.O. interrata e concentrata nei primi 10, 15 cm., seppur con un effetto di breve periodo, contribuisce in modo sostanziale alla risposta positiva del terreno al passaggio degli attrezzi, per la preparazione del letto di semina, che deve avvenire in un periodo di tempo ristretto. A ciò si aggiunge l’azione delle radici, capaci di influenzare anche l’attivitàmicrobiologica. Le radici delle Leguminose, esplorano strati di terreno più profondi del franco di lavorazione mentre quelle di Graminacee non hanno la stessa capacità di penetrazione e utilizzano i cunicoli esplorati da queste, contribuendo però con una massa enorme di radici fine (le più significative) alla creazione di aggregati strutturali.   Nei miscugli graminacee-leguminosa, interrati verso la fine della fioritura, i residui della leguminosa facilitano la mineralizzazione e la conversione in humus dei residui colturali della graminacea che sono ricchi di carbonio.
  • Azione di controllo delle infestanti: Diverse sono le essenze da sovescio che grazie al loro rapido sviluppo sono efficaci nel controllo delle malerbe con cui competono per spazio, luce, acqua e nutrienti.
  • Azione biocida:  Alcune piante sono in grado di produrre sistemi di difesa tramite molecole naturali, biologicamente attive. Tutti i sovesci sono capaci di stimolare la proliferazione della microflora terricola che ha di per se un’azione di prevenzione e contenimento verso la specializzazione di microrganismi patogeni. Le molecole con specifico effetto biocida, sono però prodotte dall’attività radicale e dai composti provenienti dalla degradazione dei tessuti. In particolare si è rilevato che gli essudati delle Brassicacee, risultano repellenti se non addirittura letali, per alcuni parassiti terricoli quali nematodi e funghi.
  • Aspetto Estetico: Il sovescio svolge anche un importante azione estetica.  Infatti al momento della fioritura, se viene effettuata una semina con più essenze, possiamo osservare i vari colori dei fiori delle varie tipologie di piante es: trifoglio incarnato fiore rosso, brassiche fiore giallo, facelia fiore azzurro
  • Aspetto rifugio: Le graminacee e le leguminose possono ospitare alcune specie di afidi che sono alimento per diversi organismi utili per il controllo biologico dei parassiti delle altre colture. Alcune assenze sono importanti per diverse specie d’insetti di importanza agraria come rifugio autunnale nelle ore più fredde della giornata e come siti di svernamento. Per quanto riguarda l’entomofauna utile, i coleotteri predatori di afidi sono attratti dal Favino e dalle consociazioni favino + orzo. In questo caso il sovescio diventa un infrastruttura ecologica temporanea.
  • Aspetto Azione Mellifera: alcune essenze svolgono una importante attrazione verso insetti utili come le api. Come per esempio la facelia.
sovescio

mix con 6 essenze tra cui la Facelia

Quando saranno scomparse le api definitivamente, all’umanità resteranno solo 4 anni di tempo prima di estinguersi

Albert Einstein

Fasi del sovescio

Per ogni fase del sovescio, dalla scelta delle essenze all’interramento della biomassa, dobbiamo fare una riflessione sugli obbiettivi e sulle modalità di realizzazione del cantiere di lavoro poiché ogni fase è importante per raggiungere un risultato soddisfacente. Scelta della coltura più idonea La scelta delle essenze è determinante, sia in funzione della produzione di biomassa, obbiettivo primario del sovescio, sia in funzione di obbiettivi specifici come quelli avanti descritti.

In generale vanno individuate essenze che riescono a colonizzare velocemente il terreno e produrre il massimo della biomassa nel periodo che abbiamo a disposizione. Generalmente l’erbaio misto è la soluzione tecnica più corretta e maggiormente rispondente alle molteplici azioni che ci si possono attendere da questa tecnica. Con l’erbaio misto c’è suddivisione del rischio, equilibrio nei tempi di rilascio dei nutrienti, più rapido nelle Leguminose e più lento, in ordine progressivo, per Crocifere e Graminacee, diversificazione e competizione. Va inoltre tenuto presente il contributo significativo delle radici, per quantità di biomassa umificabile, per quantità e profondità di terreno esplorato, per interazione con i microrganismi terricoli, per capacità di mobilizzazione degli elementi del suolo, tutte caratteristiche specifiche per ogni pianta. Su queste valutazioni, oggettivamente valide, si basano gli insegnamenti di Alex Podolinski, fondatore dell’associazione biodinamica australiana, che propone miscugli per sovescio, composti da un numero altissimo di essenze di diversa specie. Condividendo l’impostazione teorica e valutando nell’erbaio misto la scelta più completa, bisogna dire che in pieno campo non è facile seminare bene, cioè omogeneamente, più di due o tre essenze senza moltiplicare il numero di passaggi. Si pensi per esempio ad una classica consociazione tra Orzo e Favino o Pisello e Trifoglio, che hanno semi di peso e dimensioni completamente diverse, tanto da non poter essere seminate in miscela ma separatamente. Potremo però adattare le macchine seminatrici fornendole di più tramogge di semina (una per i semi grossi e una per i semi piccoli).

Preparazione del terreno e semina: Possiamo ragionare per più soluzioni di lavorazione: dalla non lavorazione alla doppia lavorazione, tutte tese a salvaguardare i livelli di fertilità contenendo i costi.  Per quanto riguarda i tempi di intervento dobbiamo evidenziare l’importanza della tempestività, infatti, dall’esperienza di questi anni, si è evidenziato la necessita di effettuare le semine abbastanza precocemente in modo da avere una buona emergenza e una copertura omogenea con una percentuale di fioritura soddisfacente a partire da metà aprile, prima dell’inizio dei nostri trapianti in pieno campo.

Per la semina nei primi anni di sovescio, possiamo lavorare in profondità anche con attrezzi discissori. L’azione meccanica delle radici è tanto più efficace per quanto è sviluppato e ramificato l’apparato radicale e con questo sviluppo crescono anche tutte le altre azioni positive. E’ pur vero che le radici hanno la capacità di andare ben oltre il franco di lavorazione, in tal senso basta ricordare che Erba medica, Trifoglio Violetto e Lupino, raggiungono anche 1,5 – 2 metri di profondità, Veccia, Colza e Senape si attestano intorno al metro ma questa capacità di esplorazione è ulteriormente favorita dalla lavorazione prima della semina. La lavorazione profonda all’impianto trova giustificazione anche nel fatto che all’interramento dell’erbaio da sovescio, non si fa e non si deve fare, un intervento in profondità, agendo solo sui primi 10 – 20 cm di terreno. Rispetto ai concetti esposti, relativamente ai benefici di una gestione conservativa del suolo sull’incremento di sostanza organica e sulla capacità delle radici di andare oltre il franco di coltivazione, per un erbaio da sovescio, la semina su sodo potrebbe rappresentare una soluzione decisamente interessante per costi e tempestività di intervento.

Periodo ottimale di interramento della biomassa: L’epoca di interramento ottimale per sfruttare la più rapida cessione dei nutrienti contenuti nei tessuti, è la fase di prefioritura. In questa fase del ciclo vegetativo la pianta ha raggiunto il suo massimo sviluppo e da quel momento in poi inizia ad aumentare la percentuale di fibra nei tessuti, cioè sale il rapporto C/N e con questo il tempo di cessione. L’aumento dell’energia necessaria a demolire piante mature, è confermato anche dal valore in Unità Foraggiere delle piante, che va diminuendo all’aumentare della maturazione, proprio per la maggiore presenza di fibra.

Un sovescio “maturo”, diventa molto significativo per il bilancio umico, per il quale si possono conteggiare fino a circa due chili di humus stabile prodotto per quintale di massa verde interrata tal quale, sempre che la biomassa sia omogeneamente distribuita, giustamente sminuzzata e l’interramento ben realizzato. Poca disponibilità immediata di nutrienti, ma riserva utile che mineralizza lentamente. Nei sovesci con rapporto C/N basso si ha buona disponibilità di nutrienti per la coltura successiva, e vantaggi di struttura del terreno temporanei se non nulli.

La consociazione tra diverse specie, torna utile anche nell’equilibrare il tempo di rilascio. In un erbaio autunno-vernino, composto da Leguminose e graminacee, quando le prime sono allo stadio di fioritura, le seconde sono generalmente più avanti nella maturazione, quindi più ricche in fibra e più lentamente decomposte dai microrganismi terricoli.

Trinciatura della biomassa: Una volta stabilito quando intervenire, condizioni atmosferiche permettendo, tutta la biomassa prodotta va trinciata per ridurre i volumi che gli attrezzi devono interrare o, meglio, miscelare ai primi strati di terreno. La trinciatura della biomassa è una lavorazione determinante per la riuscita e, potendo scegliere, è opportuno che la macchina trinciatrice monti i martelli, che compiono un’azione di polverizzazione della massa, mentre con i coltelli prevale l’azione di sfibratura, in modo da renderne più completa la coesione con il terreno al momento dell’interramento. In questo modo si limitano molto gli effetti negativi di fermentazioni anaerobiche, causate da masse verdi di eccessive dimensioni, troppo umide e compattate.

Essiccazione della biomassa trinciata: Prima di essere interrata la massa verde va lasciata asciugare sul terreno. Saranno le condizioni atmosferiche e la temperatura a determinare un tempo leggermente più breve o più lungo, oltre alla tipologia di terreno ed alla quantità di massa prodotta. Per l’azione biocida possono essere consigliati interramenti più immediati.

Interramento del sovescio:  L’interramento deve essere sempre superficiale e può essere fatto a seconda del tipo e delle condizioni del terreno, con frangizolle, zappatrice, estirpatore e coltivatori a denti elastici. L’obiettivo deve essere sempre quello di miscelare nel modo più omogeneo possibile la massa verde al terreno. Mai intervenire con arature profonde perché, oltre a rendere difficile la captazione dei nutrienti da parte delle giovani radici, le fermentazioni anaerobiche che ne derivano possono agire negativamente sullo sviluppo radicale della coltura inibendolo.

Se l’andamento stagionale è particolarmente sfavorevole, ci può essere qualche problema di stress idrico nel caso di siccità o di semina ritardata nel caso di eccessiva piovosità. Di contro, si deve tenere presente che la grande massa di sostanza organica interrata ha un effetto positivo sulla struttura, chequesta ha anche un’ottima funzione equilibratrice del bilancio idrico del terreno e che 300 – 400 quintali di biomassa verde contengono almeno dai 20 ai 30 e oltre metri cubi d’acqua, gran parte della quale evapora ma una quantità significativa torna al terreno. Come già sottolineato, la presenza di copertura vegetale in terreni scoscesi, evita il ruscellamento, favorendo l’infiltrazione, agevolata, in parte, dalla lavorazione con attrezzi discissori antecedente la semina del sovescio.

sovescio

figura 1 – Sovescio in Purezza

sovescio

figura 2 Mix 8 essenze 

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figura 3 Sovescio maturo 

Si ricorre alla sfalciatura della biomassa quando si vuole ottenere materiale vegetale da utilizzare per la pacciamatura del suolo. La pacciamatura conserva il terreno più fresco e diminuisce la perdita di acqua per evaporazione dal terreno.

Si ricorre alla trinciatura quando l’obbiettivo è quello di interrare la biomassa vegetale ed incorporarla intimamente al terreno

Se si vuole sfruttare la rapida cessione dei nutrienti contenuta nei tessuti, è meglio interrompere il sovescio nella fase di prefioritura

Se invece vogliamo ottenere una cessione degli elementi nutritivi più graduale e protratta nel tempo si aspetterà la fase di post-fioritura, quando inizia ad aumentare la percentuale di fibra nei tessuti vegetali

Il contributo fertilizzante del sovescio

Rispetto agli apporti nutrizionali, gli studi conosciuti, evidenziano una interessantissima disponibilità di Azoto e Potassio ed una più limitata quantità di Fosforo. L’interesse per questa tecnica si concentra spesso ed erroneamente, solo sulla quantità di Azoto ma da non trascurare è l’apporto di Potassio, ancor più elevato quando nella composizione del sovescio ci sono Crucifere. Meno rilevante, invece, il quantitativo assoluto di Fosforo, non molto presente nei tessuti giovani ma, probabilmente già mobilizzato e disponibile a ridosso dell’apparato radicale per svolgere le funzioni di traslocazione dei nutrienti dalle radici al frutto, per la chiusura del ciclo vegetativo.

Rispetto al contributo aggiuntivo di Azoto, proveniente dall’attività radicale delle Leguminose inserite nel miscuglio, ci sono interessanti informazioni sulla velocità con cui le diverse piante della famiglia fissano l’Azoto atmosferico in rapporto alle temperature. L’azoto fissato in 42 giorni a 10 °C dalla Veccia vellutata, pianta considerata la più efficiente in questo campo e circa la metà di quella fissata dal favino nello stesso periodo e nelle stesse condizioni di temperatura.

  Quantità di N (Kg/Ha) fissata in 42 giorni da alcune Leguminose a 10 e 20 °C considerando 100 la quantità fissata dalla Veccia a 10°C.

SPECIE E TEMPERATURA °C

N FISSATO IN 42 GIORNI

Veccia vellutata
10 °C
20 °C

100
46

Favino
10 °C
20 °C


154
136

Trifoglio Bianco
10 °C
20 °C

20
39

Trifoglio incarnato
10°C
20°C

43
54

Da questi dati il Favino emerge come coltura molto interessante anche per la capacità di fissare azoto nei primi stadi vegetativi e a temperature relativamente basse, quindi utile quando c’è poco tempo.  Per quanto concerne il rilascio di questa enorme quantità di nutrienti, diversi studi concordano nel dire che, soprattutto nei primi anni, non più del 50% dei nutrienti potenziali forniti da un sovescio, sono rilasciati con prontezza, mentre l’altra parte resta a disposizione per l’anno successivo.  La disponibilità è correlata anche al tasso di sostanza organica presente nel terreno, più è bassa e minore è il rilascio immediato. Quindi, un sovescio fatto per la prima volta da effetti immediati, sulla coltura che ne deve beneficiare, inferiori alle sue potenzialità, ma darà comunque un contributo al bilancio generale, e negli anni successivi.  Resta comunque interessante constatare che anche il solo 40-50% di disponibilità, può corrispondere a quantità notevoli di Azoto, equiparabili ad investimenti economici consistenti, se fossero somministrate con qualsiasi tipo di fertilizzante organico in commercio.

Un altro contributo importante arriva dall’azoto che le colture di copertura sono capaci di trattenere, limitando la lisciviazione in falda dei nitrati. Alcune prove rilevano un’azione di protezione verso la falda e di contemporaneo contributo per la coltura. Nel caso della Segale, si arriva a 70 kg/ha e del Loietto a circa 50 kg/ha. L’azione è talmente imponente che le colture di copertura, in pubblicazioni americane, vengono anche definite “catch-crop”, cioè colture trappola.    Inoltre la massa radicale dopo aver esplorato strati di terreno più o meno profondi, a seconda della specie seminata, e lasciato abbondanza di cunicoli per la circolazione di acqua ed ossigeno, è anch’essa sostanza organica pregiata da contabilizzare nel bilancio finale. 

Scelta delle essenze e quantità di seme impiegato

La scelta delle essenze ed una corretta gestione del sovescio sono, dunque, il passaggio decisivo per raggiungere gli obiettivi tecnici prefissati, in funzione della produzione, della fertilità del suolo e della biodiversità aziendale.  Molto spesso, per contenere i costi e nell’attesa che i risultati diano convinzione all’operatore, le essenze sono scelte tra le sementi provenienti dalle stesse produzioni aziendali. Questa scelta presenta molti vantaggi economici ed organizzativi ed è probabilmente la migliore da suggerire ma, prolungata nel tempo, può anche esporre al rischio di replicare troppo frequentemente le stesse colture sul terreno e ad una eccessiva semplificazione dell’ecosistema aziendale. In questi casi, dopo qualche tempo, va riequilibrata la situazione, utilizzando per il sovescio anche piante di specie diverse da quelle comunemente coltivate.

Crocifere quali Colza e Senape possono essere facilmente inserite per verificarne le capacità di mobilizzazione del Fosforo, nonché la potenziale azione di contenimento di infestanti particolarmente aggressive e di difficile controllo come la Rapastella.

Proprio lo studio delle essenze infestanti, incrociato con eventuali problemi specifici di fertilità rilevati dalle analisi, può dare indicazioni importanti sulla scelta delle essenze per le diverse funzioni che si vogliono attribuire alla scelta del sovescio.

Avendo la possibilità di fare una scelta varietale il suggerimento è di orientarsi verso le varietà più precoci della specie prescelta, capaci cioè di produrre biomassa nel minor tempo possibile. Per l’impianto di una coltura da sovescio, la quantità di seme investita va ragionata rispetto alla capacità coprente della coltura tenendo conto che l’obiettivo è la biomassa e non la granella. In qualche caso, la dose impiegata può anche essere aumentata del 10, 20% rispetto alla quantità stabilita per una coltura in purezza. Per i miscugli va ben ragionato il rapporto tra le due o tre piante scelte per evitare che ci sia eccessiva egemonia di una specie che prende il sopravvento sulle altre, limitandone la germinazione e/o lo sviluppo, quindi l’azione per cui erano stata scelte.

Come sempre vanno evitate dosi eccessive di seme, non solo per evitare inutili costi ma anche perché, non è in assoluto vero che ciò possa aiutare nella produzione di biomassa. La luce è un fattore fondamentale per lo sviluppo vegetativo delle piante così come è fattore limitante la competizione per i nutrienti ed inoltre, va sempre ricordato che per un sovescio, è si importante la biomassa prodotta ma un grande contributo arriva anche dalle radici. Contributo alla struttura, al bilancio umico e ancora, al nutrimento, non solo per quanto riguarda l’azione azotofissatrice delle Leguminose ma più in generale, per la capacità di mobilizzare e trattenere tutti gli elementi, non ultimo il fosforo che è, tra l’altro, il macro elemento meno presente nella massa verde al momento dell’interramento. Prove in corso stanno evidenziando la capacità di organicazione del fosforo da parte delle radici di alcune piante comunemente utilizzate per il sovescio, quali il ad esempio senape e rafano.

Comunque, la semente deve essere sempre sufficiente a coprire omogeneamente il terreno per assecondare gli obbiettivi principali del sovescio, che si evidenziano con la produzione di biomassa verde e la copertura del suolo. Ad ulteriore evidenza dell’importanza del sovescio e come sintesi di quanto detto, si sottolinea ancora una volta che:

  • il contributo in elementi nutritivi è significativo ed ha costi, rapportati all’unità fertilizzante proposta dal mercato, competitivi;
  • il terreno scoperto per lunghi periodi è deleterio per la protezione del suolo dall’erosione, per il bilancio umico, per quello energetico, oltre che per il controllo delle infestanti;
  •  la presenza di piante in ogni periodo dell’anno, aiuta la biodiversità aziendale, limita la lisciviazione dei nitrati in falda con positive conseguenze agronomiche ed ecologiche

In generale:

Sovesci con graminacee ( avena, orzo, segale, loietto . . . . )

  • Apparato radicale espanso di tipo ‘fascicolato’ (esplorano grandi volumi ma in superficie), migliorando la struttura fine del terreno (aerazione)
  • Alte rese in humus grazie ad elevato C/N (più sono ‘mature’ e più si innalza)
  • Se seminate in purezza attenzione alla cosiddetta ‘fame di azoto
  • Semina agevole con seminatrici da frumento
  • Limitato apporto di azoto
  • Orzo: molto adattabile, precoce, resistente alla siccità e alla salinità. Attenzione all’effetto fame di azoto. Ottimo pompa di acqua.
  • Triticale: Rustico adattabile a diversi terreni e a diverse condizioni climatiche. Ottimo per migliorare il rapporto C/N da consociarsi con Leguminose
  • Segale: precoce, poco esigente, ottima resistenza al freddo. Apparato radicale molto esteso e superficiale grande produttore di biomassa e quindi di fibra. Attenzione all’affetto Fame di azoto. Ottimo per migliorare il rapporto C/N. da consociare con Leguminose
  • Avena. Rapida ed effetto copertura veloce. Adatta a tutti i terreni, attenzione effetto infestante.
  • Loietto: elevata capacità di trattenere le forme presenti nel terreno. Rapida crescita.

Sovesci con leguminose (Veccia, favino, trifoglio . . . . )

  • Apparato radicale spesso di tipo ‘fittonante’ che esplora in profondità il terreno, migliorano la struttura grossolana del terreno.
  • Trasporto in superficie di elementi dagli strati più profondi
  • Rottura della suola di lavorazione e sgrondo acqua in eccesso
  • Apporto di N-fissazione in presenza di nodulazione
  • Basse rese in humus ma formazione di aggregati temporanei da composti mucillaginosi
  • Si adattano a diversi tipi di terreno e di clima.
  • Trifoglio Alessandrino: Rapido sviluppo, attitudine al ricaccio, resiste bene alla salinità, alla alcolinità e tollera terreni argillosi.
  • Trifoglio Squarroso; resistente al freddo, si adatta a terreni argillosi e calcarei.
  • Trifoglio Incarnato: resitente al freddo, ottima adattabilità a terreni argillosi, non eccessivamente alcalini. Radice profonda e fittonante.
  • Trifoglio Persiano: resite alla salinità, attitudine al ricaccio, fiori molto profumati ottimi per le api.
  • Veccia Comune: Teme il freddo invernale  e i ristagni di umidità. Adattabile a molti terreni. Attenzione all’effetto viticci.
  • Veccia Villosa: molto rustica. Resiste al freddo intenso ed alla salinità apparato radicale profondo e fittonante. Ciclo molto lento. Portamento prostrato e fastidioso per l’effetto atterramento sulle altre specie.
  • Veccia Pannonica: Resiste al freddo. Apparato fittonante. Molta biomassa. Crescita Lenta, ma effetto starter in primavera
  • Veccia di Nardonne: non resiste al freddo. Portamento eretto poco fittonante.
  • Veccia del Bengala: Veccia a ciclo tardivo, produce molta massa. Pianta rustica tollera bene il caldo e temporanea carenza di acqua, indicate in zone con inverni miti. Non tollera il freddo. Si adatta a molte tipologie di terreno anche a quello tendenzialmente salino.
  • Lupinella: Radice fittonante, molto rustica, fiori nettariferi
  • Lupino: radice robusta fittonante, poretamento eretto sino a 1.5 mt. Predilige terreni sabbiosi e acidi. Non tollera i ristagni idrici.
  • Favino: si adatta a tutti i terreni. Media resistenza al freddo Copre velocemente il suolo se seminato presto.
  • Pisello da foraggio: elevata efficienza nel processo di azoto fissazione. Produce molta biomassa.
  • Sulla: adatta a climi caldo aridi, forte azione erosiva, radici profonde e fittonanti, bonifica le argille sodiche

Per avere la massima fissazione dell’azoto da parte di una leguminosa si devono verificare alcune condizioni ambientali favorevoli quali:

  • pH vicino alla neutralià
  • Buona areazione del terreno
  • Temperatura del terreno sufficientemente elevata
  • Buona disponibilità di fosforo
Quantità indicativa di seme per colture da sovescio ESSENZE SINGOLE
specie Kg/Ha
Orzo 120 – 150
Avena 120 – 150
Grano tenero 180 – 200
Tricale 150 – 180
Segale 150 – 200
Lupino 100 – 150
Favino 120 – 150
Pisello 200 – 250
Veccia 100 – 120
Trifoglio violetto 30 – 35
Trifoglio Incarnato 30 – 50
Trifoglio bianco 20 – 30
Trifoglio alessandrino 30 – 50
Trifoglio squaroso 30 – 50
Trifoglio subterraneo 35 – 50
Loiessa 40 – 50
Senape 8 – 10
Colza 10 – 15
Facelia 12 – 15
Festuca Arun. 40 – 60
Rafano 20 – 25
Lupinella 60 – 80
Sulla 25 – 35
Caratteristiche Alessandrino Incarnato Squaroso
rusticità ++ ++ +++
ricaccio ++++ ++ No
Resistenza Freddo + ++ +
Produttività ++++ ++ +
Note adatto a terreni calcarei

Tollera bene i terreni acidi è la specie più precoce

Molto rustico, specifico per terreni acidi

Sovesci con brassicacee ( colza, senape, B. carinata, B. juncea . . )

  • Apparato radicale di tipo ‘fittonante’ che esplora in profondità il terreno, sgrondo e suola lavorazione
  • Trasporto in superficie di elementi nutritivi dagli strati più profondi
  • Rottura della suola di lavorazione e sgrondo di acqua in eccesso
  • Rapporto C/N generalmente intermedio tra graminacee e leguminose (equilibrio tra rese in humus e sostanze ‘pronte’)
  • Adatte a produrre in tempi brevi una notevole quantità di massa.
  • Scelta ideale quando vogliamo migliorare le caratteristiche di terreni magri in quanto sabbiosi o per rendere più leggeri ed arieggiati i terreni argillosi.
  • Danno vita al suolo e producono Humus stabile
  • Alcune specie hanno funzione biocida contro nematodi e parassiti fungini
  • Semina agevole con seminatrice o a mano
  • Senape: ( Nigra, Alba, Juncea) radici fittonanti e profonde. Ottima capacità di lavorazione del terreno. Azione bio fumigante nel suolo, Buone millifere, Coprono rapidamente il terreno, Funzione antierosiva, Sostanza organica di ottima qualità. Fosforo e Potassio in forma ssimilabile ( Juncea). Non tollerano i ritorni di freddo.
  • Rafano: Il rafano ha ciclo brevissimo – 60 giorni – che ne permette la semina in quasi tutte le stagioni. Bisogna fare attenzione che sia trinciato e interrato non più tardi della completa fioritura, per evitare che dissemini. Molto interessante è il beneficio al terreno anche in sostanza organica e miglioramento della struttura. Essenza molto competitiva con le infestanti
  • Colza da foraggio: apparato radicale profondo. Miglior ala struttura del suolo. Rapporto C/N 14/21 ottima sostanza organica di qualità.
  • Rucola:Una volta interrata esplica una azione fumigante verso i funghi patogeni del terreno (contiene glucoerucina). Ciclo: 55-60 giorni da semina a fioritura
  • Radisch Tillage: L’inconfondibile caratteristica del Tillage Radish è la grande radice fittonante ingrossata che penetra nel suolo sino a 50- 60 cm di profondità, creando una serie di ampi fori ravvicinati che sono ideali per il drenaggio e per la perfetta strutturazione dei suoli, anche quelli più pesanti e argillosi. I tessuti delle radici sono teneri, gelatinosi e molli. Il Tillage Radish è una cover “geliva”, cioè che si disgrega naturalmente grazie all’azione naturale del gelo invernale, lasciando nel terreno i suoi fittoni completamente disattivati e molli, che quindi non sono di ostacolo per la minima lavorazione successiva oppure per la semina diretta.

Altre piante utilizzate, anche se non appartenenti alle famiglie menzionate prima:

    • Grano saraceno, che cresce velocemente, quasi un metro in 40 giorni, produce molta vegetazione e con le sue foglie impedisce alle infestanti di crescere.
    • Facelia; anche questa a ciclo breve ( circa 9 settimane ) i sui fiori bellissimi blu-viola richiamano le api. Produce notevole biomassa.

Il mix graminacee-leguminose serve ad incrementare i vantaggi offerti dalle due famiglie: le graminaceee offrono alla leguminosa la protezione per l’inverno, le Leguminose ombreggiano il terreno in modo che ci sia una minore dispersione di umidità necessaria alle graminacee.

Il sovescio di graminacee, con alto rapporto C/N, tende a formare Humus stabile, ma non rende immediatamente disponibili i nutrienti per  la coltura che segue; viceversa l’interramento di materiale poco lignificato e con basso C/N ha un pronto effetto fertilizzante ma uno scarso effetto ammendante dovuto alla scarsa formazione di humus stabile.

Piante da sovescio